giovedì 30 ottobre 2008

Al momento

"Sentendo la musica mi preparai un whisky col ghiaccio, e lo bevvi masticando mais tostato e pistacchi. Poi feci una lunga doccia con l'acqua fresca e non mi asciugai. Girai per la casa godendomi il profumo del bagnoschiuma sulla pelle, la musica, il leggero giramento di testa per il whisky, i brividi di freddo per la brezza che entrava dalle finestre aperte"



Ecco, esattamente quello che mi piacerebbe fare questa sera, dopo questa giornata pesante

(con l'unica differenza che magari non tengo le finestre aperte visto che ci sono 6.5 gradi e la doccia la faccio calda, caldissima...)

mercoledì 29 ottobre 2008

Beethoven, dalla ottava

Questa sera ascoltavo Beethoven. Ed ho ricercato questa esecuzone dei berliner dell'ottava che è secondo me una delle migliori in assoluto.
Questo è un estratto, il dialogo fra il clarinetto ed il corno. Che suono magnifico che ha il biondino

Luoghi

Gabriele Basilico.
Questo è un promemoria per ricordarmi cosa significhi saper fotografare le cose, saper fotografare i luoghi.
Non tutto alla fine è per forza brutto. In questi scatti cose del tutto anonime, prive di carattere, nate solo per necessità appaiono quasi con un senso intrinseco.
La domanda è: questo accade solo perchè fra noi ed esse c'è il filtro della sua mente, del suo genio, oppure le cose, in fondo, sono di solito più belle di quel che pensiamo?

martedì 28 ottobre 2008

Mare


E.E.

Con tutto questo grigiume e l'autunno plumbeo arrivato così, di soprassalto, avevo proprio bisogno di rivedere il mare...
Nostalgia....

domenica 26 ottobre 2008

Intelletto

L'occasione di scrivere questo post è un po' ovvia ma tant'è. E' la puntata di Che Tempo che Fa, appena andata in onda.

Raffaele Cantone e Gianrico Carofiglio sono due magistrati. Entrambi anche scrittori. Del primo uscirà a giorni il libro "Solo per giustizia". Del secondo sono ormai noti i suoi romanzi Testimone inconsapevole, Ragionevoli dubbi, Il passato è una terra straniera, Ad occhi chiusi, Cacciatori nelle tenebre. Tra l'altro, è uno dei miei scrittori di noir preferiti, non che la cosa possa interessare ma fa nulla. Scrittore di un noire è sbagliato. Più che altro di legal novel, con uno stile particolare, meravigliosamente italiano.
Sono due uomini dei quali ammiro l'acume di intelletto, e la profondità di pensiero, che poi sono le cose che adoro scoprire nelle persone, molto più che altro.
Non una parola fuori posto, il tono della voce coerente col contenuto, sobrità nei modi, e nei gesti, mente creativa, acuta, veloce. Eleganza. Che bello. Due splendidi uomini del sud.

E la sensazione finale, quando li si ascolta, è sempre quella. Di sentirsi terribilmente ignoranti sulle cose.

Loft

Si stava parlando questa mattina su msn di come, a volte, ci si senta non al proprio posto. Come pesci fuor d'acqua. E come si voglia scrollarsi di dosso questa sensazione, una volta per tutte. Di come e quanto si voglia avere il coraggio per farlo.
Qua in provincia poi tutto questo si acuisce. Non si è liberi di essere quello che si è. E, di conseguenza, si fa fatica a diventare quello che si vorrebbe essere. E fuggire in "città" di tanto in tanto non risolve la questione. Perchè la città nella nostra nazioncina è più o meno uguale al resto.
Il problema non tocca solo chi è gay, come me. Parlavo con amici etero e la sensazione è la stessa. La medesima.
Ci sentiamo in una specie di Medioevo ellenico, quasi come se i Dori fossero appena passati a saccheggiare tutto.
E siamo nella speranza che una nuova classicità possa rinascere dalle ceneri dll'arcaismo. Con un nuovo Fidia, un nuovo Callicrate, un nuovo Ictino, un nuovo Policleto.
La conversazione è rimasta sui toni elevati fino ad un certo punto, quando poi si è stemperata in una sognante proposta, di quelle classiche ed al momento irrealizzabili.
Prendiamoci un loft, da un'altra parte, altrove, via, dove possiamo abitarci tutti insieme. Una specie di realtà come quella del film di Ozpetek Le fate Ignoranti.
Bene, detto fatto. Si stuzzica la curiosità dell'Archicoso ed il risultato è questo.

Ora sbrighiamoci a trovare un tetto su cui piazzarlo.


Tazzine

Questa mattina alla Torrefazione si parlava di forme di tazzine (tanto per cambiare...)

Questa a me piace

Questa... mah...

sabato 25 ottobre 2008

Goccia

E.E.

Durante l'unica occhiata di sole che si è vista qua, oggi.

Varier

Consegnata oggi con una settimana di ritardo e appena montata.
E' veramente comoda. Poi profuma ancora di legno nuovo. Un profumo buonissimo.

venerdì 24 ottobre 2008

Vetro

A me piace particolarmente il tavolino

Dubai

E' bello. Oggettivamente.

Non so. Non sono uno strutturista, ma di strutture ne capisco abbastanza.
Per me questo rimarrà un rendering. Cioè lo costruiranno, ma l'arco, così com'è è troppo snello. L'instabilità è un brutto problemaccio per gli elementi compressi.

Politennicando

Oggi è stata proprio una giornata insipida.
Arrivo a sera e mi chiedo: beh?? tutto qui?
Questa mattina ritorno al Poli per sbrigare faccende burocratiche. Nel dettaglio: TASSE. E per fare revisione della tesi, cosa che peraltro non è avvenuta.
Quindi mi reco in segreteria, quella nuova, collocata ad Inculandia, ridente località nei pressi di Via Golgi. Prendo il numerino: G 54, TASSE, in attesa: 15 persone. Ed aspetto. Non ne ero consapevole ma avrei aspettato per un'ora. Comunque rimango li davanti al monitor dei numerini, a guardare la gente che passava. E passava tanta gente anche che conosco. E sempre la solita domanda? "TI SEI LAUREATO?" mmmmmmm.... No, secondo te, se sono in coda in segreteria studenti significa che mi sono laureato?? Comunque per chi passasse di qua, informo formalmente che ad oggi non ho conseguito la laurea magistrale, e che spero di farlo quanto prima. Per reclami eventuali rivolgersi all'UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici).
In più arriva l'SMS di Assezeta che dice testualmente: "Ti laurei oggi?" No comment.
A postilla di tutto ciò nessuno di quelli che mi ha posto la domanda ha già terminato...
Quindi, finito in segreteria ed appurato che della tesi oggi non se ne parla me ne ritorno in stazione. Prendo il tram, il 24, passo di corsa da Libri e caffè anche se non ho il tempo di rimanerci come piace a me. E ritorno in Cadorna. Trancio di pizza allo Spizzico e poi trenino, direzione Asso. E dormo. Nonostante le quattro zitelle acide che avevo a fianco.
A casa dormo. Dopodichè, alle 6 mi convinco che è il momento di fare qualcosa di utile. Me ne vado per negozi. Senza Bancomat in tasca, IWBag e con soli 20 euro così mi sono autoobbligato a non spendere. Rivedo la "Bionda di Meda" per le vie di Seregno, un volto di quelli noti del treno delle 8, assieme alla Cantante, Leccata di Vacca, miss Perizoma, Testa di Cavallo, Sculetto girl, l'Atleta etc etc... La Bionda è la bionda, e la sua figura la fa sempre, in qualunque situazione. A partire dal mattino quando lampadata, ingioiellata, truccata, trafelata, sale in carrozza.
Passeggiando faccio l'elenco delle cose che mi piacerebbe prendere, faccio retro front e me ne torno a casa.
Direi che dopo cena è meglio che me ne vada in piscina.

mercoledì 22 ottobre 2008

Cicli

Ed un altro ciclo volge al termine. Domani Andre si laurea. Settimana prossima la Ele. A partire da marzo, con l'altra Ele, poi è toccato a Barbara. Io con il lavoro mi sono un po' perso, ma conto di farlo a marzo (dicembre è u'utopia). E poi tocca al Fabry.
Insomma, forse siamo diventati grandi. Non sto dicendo che il titolo fa la maturità, anzi. Penso proprio il contrario. Ma pian piano ci stiamo scrollando di dosso la scuola. Poi chissa, quali saranno le strade di ogniuno.

Alcune cose per anni sono state la consuetudine giornaliera. Il treno ogni mattina, sull'ultima carrozza, perchè nella nostra stazioncina li si trovava ancora posto, la vita da pendolare, chi scendeva a bovisa, il caffè al baretto con le tazzine tutte colorate (ma quanto erano belle quelle azzurre col piattino nero...), le volte che ci si trovava fortuitamente sul tram con Marco e Antonio, la domanda rituale della sera: "che treno prendi?" E poi le sfogate reciproche, certe scene memorabili.
Nostalgia. Tutto ciò si sta dissolvendo.
Insomma, nel momento in cui le vivi le cose sembrano normali. Tutte. Anche il solo sedersi a fianco tutti insieme sul treno delle otto e parlare quei cinquanta minuti di viaggio.
Quando le ricordi, quando finiscono, le cose, le stesse cose, ti sembra di non averle mai vissute abbastanza.

Fox


Naturalmente in Danimarca. Perchè noi in fondo abbiamo esaurito tutta l'energia creativa ai tempi del Vasari. Ed ora non ne abbiamo più.

A parte questo, in un momento in cui finalmente si sta cominciando a discutere dei temi energetici (ben lungi tuttavia dall'avere il coraggio di percorrere qualsiasi soluzione) mi sembra una bella idea. Ormai non nuova ma è significativo che si possa pensare di applicarla anche ad una categoria di edifici tradizionalmente iperdispendiosi dal punto di vista energetico.

"Hotels can achieve CO2-neutral energy consumption in many different ways. If the hotel lies in open country in the middle of wind-blown fields, it can put up a windmill in its back garden. If the hotel is in a mountainous area with rivers and roaring waterfalls, it can install a watermill. Or if the hotel is situated by a sunny tropical beach, it could mount solar panels on the roof."

Ed è bello come ciò possa essere coniugato con una idea di abitare l'hotel nel quale le camere sono diversificate, e non prodotte a stampino come succede nelle catene dei buisinesshotel più comuni.


Igor Stravinsky's Firebird - Final

ecco

Pioggia

Questa mattina non so tanto bene come sono girato. In più piove, e la civiltà sembra rallentata da quattro gocce che cadono, lente peraltro.

Tiriamoci su: l'Uccello di Fuoco, I. Stravinsky, versione 1919.
(non siate maliziosi)

lunedì 20 ottobre 2008

Nautilus


Indubbiamente originale.
non so fino a che punto funzioni però...

sabato 18 ottobre 2008

Oggi lavando la macchina...


Macchina gialla e di nuovo coccinella gialla....
:-D:-D:-D

Amici

Ieri sera ho rivisto un paio degli amicici storici, la compagnia del CC, anche se solo a metà.
Io, Andrea, Manuela.
E' stata una bella serata. Alla fine, questi momenti diventano un flusso di coscienza continuo, ognuno si racconta, si deride, si scherza, si ricordano momenti assurdi, cose vecchie, si riparla di persone che assolutamente non si vuole più reincontrare, e sempre con quel retrogusto caustico, positivamente acido che un po' ci contraddistingue.
E ci si confessa. Su tante cose, di un sacco di cose. Senza paura di nulla.

E' bello.
Si, insomma, avere la certezza che, anche se non ci si frequenta più come un tempo per ovvi motivi, loro sono una fondazione solida su cui poggiare una parte della propria esistenza.

Piccole cose

Oggi nel pomeriggio ho fatto compere accompagnato dalla mamma.
Fa ridere??? A me no.
Era tanto che non avevamo la possibilità di passare un pomeriggio insieme, e di chiaccherare.
In effetti ci sono i momenti in cui si vuole essere totalmente autonomi, e quello che dicono i genitori appare lontano, ed insopportabile. Altre volte si sente il bisogno anche solo di un pomeriggio così, senza parlare dei problemi quotidiani, solo guardando le vetrine, i prezzi, commentando qua e la.
Il rapporto con loro, con i genitori, è veramente strano, e difficoltoso a volte. Ammetto di non essere con loro Mr Loquace, quando torno la sera il più delle volte non ho voglia di chiaccherare a cena e dopo l'unica cosa che voglio è il letto, lo stereo acceso, sentire qualche amico, farmi una doccia.
Ma non ho voglia di chiaccherare anche perchè per i miei la cena è il momento per parlare delle grosse questioni. Oddio, una sera ogni tanto va bene, ma Mario, il neurone solitario provato dalla giornata, non sempre è pronto per tali sproloqui ed allora finisce nell'impedire alla bocca di emettere frasi.
Le sere (poche ahimè) dove si parla più light, di cose anche frivole, il tono è disteso e ritorna il buon umore.

Ed il buon umore ritorna anche nei momenti come quelli di questo pomeriggio.
O come quando si prepara la pizza il sabato sera. O in 3, o tutti e 4 insieme, e ci si diverte, come in molti più momenti accadeva ormai anni fa.

venerdì 17 ottobre 2008

Opsvik

Ordinata:-)

L'architettura non è il costruire (!)

(estratti)


Ma è utopia o parodia? - Alla Biennale di Aaron Betsky ci si imbatte in manichini di single, in battiti cardiaci che simulano rumori di cantiere, in meduse spogliarelliste. Decisamente si è andati «oltre l'architettura».
Essere o non essere? Vivere o costruire? Sperimentare o rappresentare? Partito da Amleto si è risolto nelle Allegre Comari di Windsor l'interrogativo dell'undicesima Mostra Internazionale di Architettura curata per la Biennale di Venezia dal direttore del Cincinnati Art Museum, Aaron Betsky.
Chi si aspettasse risposte o proposte sul ruolo dell'architettura, non vi troverà né disegni né modelli, ma la simulazione di una «gaia erranza» attraverso l'affastellata sequenza di «enigmi e rompicapo» distribuiti con generosità di mezzi spettacolari lungo le tenebrose gallerie dell'Arsenale.
Installazioni per evocare il fantasma del subconscio (Asymtote), battiti cardiaci che sostituiscono i rumori del cantiere (Coop Himmelb(l)au), manichini sospesi per celebrare le culture dei single (Droog&Kesselskramer), hyperhabitat di mondi digitali (Guallart Architects), meduse che simulano «una matrioska russa che si esibisce in uno spogliarello» (Hadid), giocattoli riciclati (Greg Lynn), eccetera.
Architettura come arte, insomma? O coraggioso rilancio del "principio-speranza" legata alla grande tradizione dell'Utopia?
Non è facile addentrarsi nelle suggestioni critiche di testi e manifesti avvolti in un linguaggio ermetico che offre parecchie sfide alla decifrazione. Ne è comodo abbozzare spiegazioni che rischiano di riportare il discorso nei limiti del crudo realismo di chi teorizza la mera coincidenza dell'architettura con l'arte della costruzione. Eppure è difficile sfuggire alla sensazione che la parola d'ordine di Betsky, «oltre l'architettura», sia tutt'altro che quell'alternativa critica a un'arte avvolta nei contorcimenti di «un lungo suicidio».
(...)
Ma, pur tralasciando il paradosso di una provocazione affidata ad architetti - da Gehry ad Herzog&deMeuron od Hadid che per commesse come lo stadio di Pechino o i nuovi musei di Abu Dabi sono disposti a passare sopra ogni remora politica, cosa ha a che vedere questa parodia dell'utopia con la stagione tragica della "catena di cristallo" degli espressionisti tedeschi: i primi, a cavallo della grande guerra, a decidere di astenersi dalla professione per rifondarla, subito dopo, sulla terra coltivata da lancinanti contraddizioni?
A un'epoca che è ritornata a pensare all'architettura come rifugio contro la catastrofe, Betsky sembra dunque offrire la sarcastica proposta di Maria Antonietta prima della catastrofe: «non hanno pane? Dategli brioches».
L'architettura «non è il costruire»: deve andare oltre gli edifici, «perlopiù brutti, inutili e dispendiosi». Ma lo scenario utopico proposto nelle due sezioni dell'Arsenale e del padiglione Italia ai Giardini rassomiglia più a una collazione di stereotipi che a vere e proprie sperimentazioni. Pochi esempi interessanti - le quintas popolari del cileno Aravena, gli edifici di riciclo dei 2012 Architecten, le container-cities dei Lotek, eccetera - testimoni delle difficoltà del fare, galleggiano nell'iper-spazio di visioni che non anticipano il futuro ma ricidano vecchi riti per nuovi miti.
Come quelli della sostenibilità e dell'ecoconsapevolezza, spesso parodie etiche di parole d'ordine agitate come turiboli d'incenso per scacciare i demoni della tecnologia.
Sull'ultimo numero di Neewsweek, Cathleen McGuigan ha sarcasticamente stigmatizzato l'"eco-mania" con cui cerchiamo di assolvere sbrigativamente i nostri debiti verso la Natura e i principi tradizionali dell'arte del costruire: «raggiungere una vera sostenibilità è molto più complicato di quanto la pubblicità e il mercato suggeriscono».
Non basta distribuire piante verdi sulle facciate, né piantare alberi sull'asfalto o coltivare cavoli sul terrazzo di casa: certo, se questo è lo scotto da pagare per una ricerca che si interroghi sulle distopie dell'urbanizzazione planetaria, siamo disposti a pagarlo. Ma la Biennale non è Floriade, e ciò che accade "là fuori" nei giardini sulla laguna, nonostante tutto, ci interessa assai.
(...)

di Fulvio Irace


ebbravo prof.
non mi piacciono molto i pensieri troppo radicali. soprattutto in architettura.

correggo il titolo per come la vedo io: L'architettura non è solo il costruire.

lunedì 13 ottobre 2008

Foto di papere e paperi

E.E.

Jogging

Oggi ho avuto una mezza giornata libera, per aver lavorato sabato mattina.
Quindi, data la temperatura ancora calda ed il cielo chiaro ma velato ho deciso che era ora di riprendere a correre.
Sarà stato più di un mese che non lo facevo e, per la verità, l'ultima volta è stata più una chiaccherata con un amico che una seria sgambettata.
Partito con l'idea di fare poco, per riprendere la condizione, alla fine mi sono sparato 65 minuti.
Non ad un ritmo forsennato, ma abbastanza sostenuto per fare reset in testa di un po' di cose. La corsa mi fa questo effetto. Mi fa cancellare, magari momentaneamente le cose che non voglio ricordare, e mi fa rivivere quelle belle, ad un ritmo rallentato magari, come quello del passo, o ad un ritmo accelerato, come quello del cuore. Le due cose, di solito, si confondono.

La mente è tornata a sabato pomeriggio, e sera, trascorsi con te.
Ed anche dopo, sotto la doccia calda, caldissima, con la nebbia in bagno ed il bagnoschiuma al cocco sulla pelle il pensiero era li.

Un magnifico, bellissimo regalo.

Il nostro è un ottimo paese. Si, solo per le vacanze

Di nuovo senza parole

venerdì 10 ottobre 2008

Poliuretano

Libreria in poliuretano strutturale
Non è che proprio si possa riempire di libri....

Chocolate

Tazzine 3


Questa mattina cioccolato.
Ho voglia di cioccolato.

giovedì 9 ottobre 2008

Acidume serale

Ma perchè ti viene chiesto di fare tutto entro adesso anzi prima?
La domanda è: perchè si dimenticano il tempo che ci mettevano loro a fare le medesime cose?
Adesso chiaccherano, sproloquiano, si fanno partire l'embolo e vengono di qua con il classico "abbiamo deciso così, mettilo giù in dieci minuti, stampa, piega che l'ho bisogno subito..."
Ovviamente l'"abbiamo deciso così" è uno schizzo a penna rossa rispetto al quale è più semplice la traduzione dall'aramaico al sanscrito...

Ma, a parte questo....:
In dieci minuti?????
L'ho bisogno subito??
Subito????
Stampa e piega???

Facciamo i conti:
1- per interpretare lo schizzo ci vogliono almeno 3-4 minuti.
2- chiudi quello che stavi facendo, reimposta tutto da capo e riparti, altro minuto e mezzo - ma anche due.
3- importa i riferimenti esterni, spera che non si impalli tutto e comincia sto ca..o di prospetto.
4- impagina, metti cartiglio, numero tavola, titolo, lancia al plotter 1 (occupato).
5- lancia al plotter 2 (quello lento).
6-prendi il disegno, rifila e piega e portaglielo...

Sono le otto meno un quarto... e quello di la che urla...
Ed io stavo per andarmene (erano le sette di sera), perchè con tutta la giornata a disposizione no, loro si chiudono in quella ca..o di sala riunioni per "decidere" alle sette meno un quarto (!).

Quindi:
1) Domani alle sette io sarò al cesso. sicuro.
2) Domani porto la valeriana e la metto nella macchinetta del caffè già dal mattino...

mercoledì 8 ottobre 2008

Lettering


Dall'ultimo numero di Abitare.
Ristrutturazione di una vecchia stazione ferroviaria, il tutto è costato 7500 euro...
Al solito mi piacciono le cose fatte con niente, anche solo con delle lettere su un muro bianco.

lunedì 6 ottobre 2008

Tazzine 2


non sono tanto convinto della seconda...

Oboe from "The Mission"

Una meraviglia. Ogni volta che lo riascolto

Una Musica Costante

Buon compleanno Morricone

domenica 5 ottobre 2008

Ottobre


Ovviamente sono ancora qua, seduto alla mia scrivania, a portare avanti la tesi.
E' cominciato ottobre e la mente mi è andata subito all'anno scorso proprio di questi periodi, quando ogni we, dal venerdì sera alla domenica sera ero a Lerici, in barca, sul mare, a godermi il caldo, il sole ed il vento di quel magnifico scorcio di Liguria che è il Golfo dei Poeti. Un mare insolitamente caldo, anche quando il cielo era coperto, rendeva tutto piacevolissimo.
Sono contento che l'anno scorso abbia fatto una pausa.
Più che pausa è stato un dedicarsi alle cose che volevo fare, viaggiare ed imparare a navigare (almeno un pochino). Cambiare gente, situazioni, luoghi è utile perchè ti rinfresca, ti lava via le croste delle cose solite che si sono accumulate su di te e che ti impediscono di sfruttare al massimo quello che il mondo li, di fuori, ti offre. Ora ovvio devo un po' rincorrere, ma fa nulla.
Era bellissimo svegliarsi al mattino e vedere l'alba, la base proprio li, sopra il mare, investita dalla luce del sole che nasce.
Caspita li, in quelle situazioni, mi sentivo stranamente adeguato. Mi sembrava di avere tutto in pugno.E non lo nascondo, è una bella sensazione.
Quest'anno è tutto differente.
Sono successe tante cose.

Insomma, venerdì al cinema eravamo acciaccati tutti e due solo che a me è tutto ormai passato invece a te è venuto un febbrone con un ospite nello stomaco, uno di quei virus del cavolo della mezza stagione.
In queste situazioni vorrei sempre dire tante cose, vorrei saper dire tante cose, ma al solito non ci arrivo mai, mi incarto, mi sento imbranato ed, insomma, ho sempre la sensazione di avere ottenuto l'effetto contrario a quello che volevo. E continuo a ripensarci.
Quando "metto giù" il telefono mi si materializzano davanti su una lavagna invisibile, le cose come avrei voluto dirtele.
In queste situazioni mi sento maledettamente inadeguato.
Inadeguato.
Perchè quella maledetta lavagna arriva sempre dopo?

Non lo so.
Ora sono le 16.15 spaccate.
Vado a prepararmi la mia tazza di nescafè pomeridiana.

sabato 4 ottobre 2008

Rotonde

Poco fa ho accompagnato quella super potenza della mia nonna in merceria (!) per comprare i bottoni della nuova camicia che mi ha appena fatto (nel dettaglio questa).

Tale merceria si trova nella ridente ricca cittadina di provincia che risponde al nome di Mariano Comense, nella quale il 78% delle famiglie ha quantomeno un vivaio (sono tutti florivivaisti praticamente).
Mariano è in preda ad uno stravolgimento viabilistico. Credo che diventerà la città con più rotonde procapite del nord Italia ed anche della Svizzera.
Ogni rotonda tra l'altro sarà adeguatamente dotata di piante, verde, arbusti di ogni genere e dimensione (sono vivaisti appunto).
Il centro del paese ha appena accolto una bellissima rotonda a forma di assorbente intimo femminile.
Ed è la prima di una serie. In costruzione ce ne sono altre tre, tutte dotate di dossi rallentatori sfascia sospensioni, illuminate a giorno e piene ovviamente di piante.
Punto primo. Io non ne so nulla di progetto di strade e compagnia ma la rotonda è evidente che funziona quando le strade che vi convergono hanno flussi viabilistici simili. Altrimenti non funziona, e li è più utile il buon vecchio semaforo (anche se ovvio, meno scenografico). Questo è il caso della location della rotonda carefree.
Punto secondo. Se proprio bisogna farle devono proprio essere dei capolavori del giardino all'italiana o all'inglese? Oltretutto quando si arriva al punto di immissione in rotonda ogni tanto ci sono veri e propri filari di cespugli dai quali non si vede assolutamente nulla...
Punto terzo (collegato al secondo): QUANTO CI COSTANO ROTONDE SIFFATTE??
E che i comuni (almeno quelli piccoli) non vengano a raccontare la storiella che non hanno soldi perchè è lampante che non è così. Se non avessero soldi non costruirebbero tanta inutilità viabilistica.

Quelle risorse, dato che ci sono, non sarebbe meglio investirle in altro? Ad esempio metterle da parte per residenze pubbliche, che è il vero problema della città di oggi?
Il problema casa è un problema sociale, soprattutto per i giovani.
Perchè lo stato si tappa le orbite davanti a tali serie, vere, questioni?

Evidentemente è meglio fare rotonde con alberi... Con tutta la cittadinanza per bene e bigotta che è compiaciuta nel vedere quanto così le cose siano in ordine, e possa quindi autocelebrarsi in esse.

Mi viene male al pensiero di quando dovrò comprare casa.