giovedì 17 marzo 2011

NO AL NUCLEARE

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/03/15/attenti-al-gorilla-nucleare/

hihihihihihihihihihihihihihihi.

Qui invece sono TOTALMENTE D'ACCORDO. TOTALMENTE.

Sulla questione scorie, oltre a tutto il resto, noi non sappiamo stoccare quelle politiche, figuriamoci il combustibile esausto dal trattamento nelle centrali.

Secondo. Se ogni abitazione o costruzione in corso di passaggio dal mondo delle idee a quello della biosfera fosse realizzata secondo modalità ormai arcinote di risparmio energetico, iperisolamento e via disquisendo (tralasciando per cortesia quella ciofeca delle classi di consumo lombarde che sembrano i voti che davano alle scuole medie (quante A hai in pagella: ooohhhh io una meno di te....)) cominceremmo a far scendere a picco i consumi energetici e questo sarebbe un primo passo. Combinato a tutto ciò che già si conosce su fotovoltaico, solare, biomassa, geotermico e chi più ne ha più ne metta otterremmo lauti risparmi energetici globali, e cominceremmo a riallinearci con l'idea di convivere in pace col pianeta che ci ospita. Ovviamente tutto questo è complicato, perchè si scontra con tutta una serie di cose. La graminia ha le radici profonde.

Io penso che tutto ciò che abbiamo non è un premio per noi, ma una eredità per chi viene dopo di noi.
Io sono contro al nucleare.

Aldo. Grasso.

http://www.corriere.it/spettacoli/11_marzo_08/grasso-a%20fil-di-rete_ca37d040-494e-11e0-8210-720c80ef41f5.shtml

Questa mi trova in totale disaccordo.
Totale.
TOTALE. punto. anzi.
Punto.

La televisione è molto democratica. Cioè, la televisione nel senso di apparecchio con i circuiti che necessita di rifornimento dalla rete elettrica. Proprio quella cosa li. Se non si vuole seguire ciò che si vede basta cambiare canale. Sulla Bonaccorti per esempio.

Io sono contento che Saviano sia ANCHE in TV.

Punto.

Roma, S. Ivo alla Sapienza


Si lo so sono noioso ma questa avrei voluto farla io

Ottorino Respighi, I pini di Roma - I pini della via Appia

Chiesa con le CHIAPPE


Obiettivamente è così. Ha le chiappe.
Non mi sono mai interrogato se mi piacesso oppure no. Dico la produzione bottiana.
Ieri ero alle Hoepli e ho sfogliato con ritrovata attenzione una monografia sull'architetto ticinese, e mi sono meravigliato nello scoprire cosa fosse l'architetto prima di diventare l'architetto.
Ha costruito la sua prima opera a sedici anni, prima di conseguire il diploma da disegnatore edile. A diciotto anni o giù di li si diploma e continua l'apprendistato nello studio di Tita Carloni e si iscrive al liceo artistico a Brera, diplomandosi. Ed è quindi la volta degli studi allo IUAV, dell'apprendistato da Le Corbsier, dopodichè il prosieguo è noto.
Trovo che nelle sue opere ci sia qualcosa di genuino, sempre, al di la che possano piacermi oppure no. Mi interessa e trovo stimolante lo studio del dettaglio, il corso di mattoni inclinato rispetto a quello sottostante, il gusto misurato per la decorazione, la ricerca del chiaroscuro. Non so se Botta ci sia Louis Kahn, sicuramente c'è un attaccamento quasi scultoreo al volume che tuttavia è un volume idealizzato, astratto, che lavora per via di levare: per me tutto questo è quanto di autentico ci sia nel suo lavoro al di la delle sembianze kahniane.
Ogni tanto esistono motivi ripetuti, un po' di maniera, alla maniera di se stesso, è vero, ma, insomma, ci sta anche. Il rigore assoluto è noioso. E' bello anche che ci si possa ripetere.
Ovviamente le sue opere sono di quanto meno tettoniche ci possano essere, tranne forse alcune iniziali. Cioè il muro è muro "visivo", fittizio, non è muro grave, di mattoni pieni o di blocchi di pietra, i mattoni sono un paramento, e così la pietra. Tutto è una straordinaria facciata ventilata. Il muro è una entità difficile ai nostri giorni. Forse il muro è veramente muro, anche nelle opere bottiane, solo quando è di calcestruzzo armato, lasciato decorosamente in vista, nudo e crudo come mamma l'ha fatto, brutale, e bello. Ma, tettonica a parte, ho maturato la convinzione che le sue opere siano autentiche. Non so se tutte belle, ma tutte autentiche si.
E la chiesa di Seriate per me è bella. anche per le chiappe, nonostante le chiappe :)

Auguri Italia

domenica 13 marzo 2011

Brahms Clarinet Sonata No 2 - 2nd mvt Frederick Thurston clarinet Myers ...

Horror vacui - Vela Bianca

P1000775 by IL TENNICO
P1000775 a photo by IL TENNICO on Flickr.

Che giornata piovosa oggi. Piovosa, oddio, proprio bruttina.
Non conto il tempo da cui non ci scrivevo più (qui intendo) ma fa nulla. Una lunga pausa dal mio blog.

Ho comprato la sacca. Rossa. Ah sisi. A maggio corso di vela. A Caprera però stavolta. Proprio li. Una tappa del percorso che ho deciso finalmente di intraprendere. Perchè a 27 anni suonati è il caso che cerchi finalmente di capire quali sono le cose che fanno parte di me. Le cose che sono imprescindibili, che mi danno struttura, le cose che costituiscono la mia trave maestra.
A 27 anni mi sono accorto di non averla, una trave maestra. Di aver girato più o meno sempre a vuoto come una trottola, in balia del momento, della mia volontà di controllo che fintamente mi rassicurava, che fintamente mi faceva intendere di fare le cose giuste, che fintamente mi faceva intendere che quello era l'unico modi di farle, le cose giuste. Invece tutto questo è stato semplicemente un atto di guerra contro me stesso. Per anni sono stato un guerrafondaio contro me stesso. Guerra che non mi ha permesso di sfidare le mie paure, e di prenderne consapevolezza. Che non mi ha permesso di prendere consapevolezza dei miei limiti. e di sfidarli. Che non mi ha permesso di capire chi e cosa diavolo sono.
Alla fine ho vissuto di paure. Di volontà di controllo, di volontà di arginarle, più che affrontarle e comprenderle. Ho fatto i percorsi più tortuosi, pericolosi, insidiosi, per evitarle. Ho perso tempo.
E tutto quello che ho tenuto per anni fuori dalla porta è rientrato dalla finestra. Tutto tutto insieme. Che botta ragazzi. Che botta.
Sono contento di averlo capito. Meglio tardi che mai.
Ho avuto per anni l'horror vacui. La paura di me stesso. La paura di essere. Qualsiasi cosa fossi.
Ho fatto per anni le cose non per me. Perchè volevo farle, viverle, esserle. Ma solo per farle, per tenermi occupato, per dimostrare al nulla di avere un ruolo.
Perchè avevo la dannata paura che fermarmi un secondo ad assaporare il silenzio, ad assaporare me stesso fosse inutile. O meglio, non capivo proprio che fermrmi era una necessità per me, l'unico modo di crescere. Di essere e diventare adulto. Ho avuto per secoli i para occhi. L'horro vacui è stato per anni il me stesso. In pratica, non mi sono mai conosciuto. Non mi sono mai chiesto chi fossi veramente, quale fosse la mia rotta, ero su una barca giusto per starci, ma non per
andare. La mia vita fino ad adesso è stata una continua deriva. Mo basta. Sono sempre stato un dannato attore non protagonista, una comparsa casuale nella vita di un individuo che non capivo essere io.
Il groppo mi ha svegliato. Mi ha fatto capire che, prima che sia troppo tardi,
è ora di costruire la propria vita. Di conoscersi, di capirsi. Di essere. Qualsiasi cosa io sia.
In barca, se tutto è in ordine, non serve continuare a tenere il timone.
Io lo lascio il timone.
Io voglio
essere.