Si dice che i nomi dei venti più comuni che spirano nul Mediterraneo siano stati assegnati dai Romani che scelsero come punto di riferimento rispetto al quale orientare la navigazione l'isola di Malta.
Seguendo le direzioni nord-est, sud-est, sud-ovest, nord-ovest troviamo il Grecale, vento freddo proveniente dalle Russie, lo Scirocco, vento caldo e umido, proveniente dalla Siria e dai Deserti dell'Asia Minore, portatore di afa e di sabbia che riempie ogni dove, il Libeccio, vento proveniente dalle coste libiche, ed infine il Maestrale, il vento fresco ed asciutto proveniente dalla direzione Maestra.
La direzione maestra era, per i navigatori romani dei bellissimi gozzi latini a vele triangolari, la direzione del ritorno a casa e cioè, appunto, la direzione verso nord ovest.
Il ritorno avveniva risalendo il vento, in quella andatura bellissima e faticosa che è la bolina, bordeggiando sapientemente in modo da evitare lo scarroccio a cui i gozzi erano soggetti poichè sprovvisti di deriva o di chiglia pesante.
Il Maestrale quindi era il vento amico. Amico perchè, se lo risali, ti porta a casa. Amico perchè pulisce l'aria, abbassa la temperatura e leva l'umidità insopportabile.
E' un vento da marinai seri, dato che molto spesso è di ragguardevole intensità e la sua risalita non è certo cosa per turisti.
Al nostro arrivo in Sicilia siamo stati accolti dal Maestrale. La cosa mi ha messo subito di buon umore, o meglio, ha incrementato notevolmente la felicità dell'essere di nuovo in una delle mie terre preferite. Come da manuale il caldo era secco, bellissimo ed avvolgente, l'aria pulita ed il cielo di un azzurro metallico, come succede ai colori delle cose quando sono investite dal suo soffio.
Carofiglio, in un suo libro, fa dire a Guerrieri che il maestrale "caccia l'afa e fa sentire più liberi".
E' verissimo. Adoro l'ebbrezza che si prova quando il caldo sulla pelle diventa un brivido sulla schiena perchè sei sottomesso dai suoi respiri asciutti.
La location è pregevole, ed azzeccatissima. Il Baglio del Sole, che consiglio a tutti quelli che decidono per una vacanza nei pressi di Capo San Vito, è un borghetto di casettine a 200 passi dal mare, ad un paio di km dal centro abitato. Un piccolo paradiso ai piedi del monte Cofano e vicinissimo alla spiaggia sassosa, su un mare meraviglioso, diventata la mia meta preferita quando guardavo il mare di sera o quando avevo voglia di stare un po' per i fatti miei.
Il Maestrale ci ha tenuto compagnia per un paio di giorni ad inizio vacanza per poi sfumare progressivamente sino al fine settimana intermedio, quando è tornato a soffiare forte e bellissimo, sfiorando tranquillamente i 35 nodi. In barca ci sarebbe stato veramente da divertirsi. Con un vento del genere mi piace un sacco starmene in riva al mare e guardare l'orizzonte. E' bellissimo potersi godere il suo suono ed il suono delle onde. Con la mente ogni tanto, tornavo alla splendida veleggiata con il vento a 40 nodi (almeno il primo giorno) dello scorso novembre, a Santa Margherita Ligure, al raduno dei Caprerini, a a bordo di quel tranquillo Sun Odissey quale era il nostro "camper con albero" del quale mettere un paio di mani di terzaroli era diventata la manovra più difficoltosa...;-)
Il Maestrale ha quindi lascianto il posto alle termiche di mare o di terra e ad un bellissimo Levantino, sempre costante lungo la costa. La foto qua sopra vi fa vedere i colori metallici che il paesaggio assume quando spira appunto il Maestrale.
I colori della Sicilia sono bellissimi. Io me ne sono innamorato. E' superflua ogni descrizione poichè neanche la più bella foto riesce a renderli. Bisogna farne esperienza.
I bellissimi azzurri del cielo, ed i gialli del tufo locale che si sgretola al passaggio dell'unghia e che risplende sotto un sole meraviglioso. I colori ed i profumi della macchia mediterranea, i verdi lividi, secchi delle sterpaglie che profumano l'aria di quella nota meravigliosa alla liquirizia, i colori rosso ruggine della terra arida ed apparentemente inospitale, il verde pallido delle piante di fico d'india, o il verde scuro delle piante di cappero.
Di mare beh, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Dalla spiaggia di sassi non entravo mai in acqua perchè una distesa di ricci impediva di camminare sugli scogli a piedi nudi, ed io sapientemente ho dimenticato a casa le miei scarpe da deriva e quelle da scoglio. Ma nulla di male, ecco i luoghi preferiti per le mie nuotate vicino a casa:
la Tonnara e le calette vicine
il canyon di Macari
A bordo della nostra fichissima 159 JTDm, che alla fine della vacanza aveva sulla carrozzeria più o meno due dita di polvere sabbia e terra, abbiamo percorso poco più che un migliaio di km in lungo ed in largo per la Sicilia occidentale, sulla costa e nell'entroterra, su quelle stradine meravigliose della campagna selvaggia che ogni tanto si interrompono nel nulla o che diventano improvvisamente mulattiere. Esse sono tuttavia l'unico modo per apprezzare effettivamente i paesini minuscoli dell'entroterra, e le bellissime colline coltivate e talvolta, ahinoi, bruciate dal fuoco.
I luoghi da noi visitati sono stati: Erice, la Riserva dello Zingaro, Trapani, le Isole Egadi, Selinunte, Agrigento. Ci siamo persi Segesta, ma la teniamo per la prossima vacanza.
Descrivere tutto è impossibile. Lascio quindi parlare alcune fotografie.
Erice, piccolo borgo arroccato sopra Trapani, è un gioiellino, dal quale si può ammirare il paesaggio a sinistra fino Marsala e Mazara del Vallo, a destra fino alla Riserva dello Zingaro. L'architettura è quella tipica del romanico siciliano, con qualche punta barocca che però non eguaglia i risultati raggiunti nella Val di Noto, a partire da Ortiggia (Siracusa) fino a Ibla (Ragusa), passando per Noto appunto, Ispica, Modica.
Le Egadi (Levanzo, Favignana, Marettimo). Non riesco a descriverne a parole la bellezza. Tra l'altro noi abbiamo visto solo Favignana, per le altre purtroppo dovremmo ritornarci... beh, in ogni caso, sono un paradiso a cielo aperto, da girare tutto in barca a vela possibilmente, per esplorare in rada le infinite calette meravigliose. Chi vuole aggiungersi per la prossima...
La Riserva dello Zingaro, una parte della Sicilia incontaminata, da percorrere tutta, sui sentieri assolati, prima di buttarsi nelle acque bellissime e cristalline per una serie di infinite bracciate rigeneranti.
Selinunte ed Agrigento
Ahiloro i miei compagni di vacanza avevano un architetto come compagno di avventure e quindi gli è toccato il giro archeologico per alcuni dei più bei ed importanti siti di tutta la Magna Grecia (hanno apprezzato comunque). Tra l'altro quando visito questi luoghi mi viene sempre più voglia di iscrivermi al concorso per la licenza di guida turistica o meglio di accompagnatore turistico. Magari dopo aver studiato, ovvio. E' un "piccolo" sogno nel cassetto da quando a 19 anni ho fatto il cicerone per il FAI, nelle giornate di Primavera. Chissà, magari è l'anno buono....
"L'idea della Architettura Universale"
Non sono impazzito, tranquilli, fra le architetture di Selinunte ed Agrigento ed il Trattato dello Scamozzi so benissimo che sono passati quei duemila anni di storia dell'architettura.
Il titolo ricorda solo che, in definitiva l'idea di quella architettura universale ricercata ostinatamente dai migliori architetti della storia, a partire dal Brunelleschi, per passare all'Alberti, a Michelangelo, a Giulio Romano, al Sansovino, al Palladio, al Vignola ed allo Scamozzi appunto era già tutta li, scritta in quel possente dorico che è il pentagramma di base sui cui si sono edificati più di duemila anni di edifici.
La storia dell'architettura è in definitiva la storia di un grande "errore", la volontà di ricerca di una regola inesistente che si pensava gli antichi avessero per costruire solido, funzionale e bello (firmitas, utilitas venustas).
Eccolo li l'errore, gli antichi la regola non l'avevano, avevano un principio, una direzione, entro cui proporci capolavori assoluti. La regola era tuttavia necessaria a chi è venuto dopo per cercare di eguagliarli, per inventare, reinventare e di volta in volta, negare, per superare quanto appena raggiunto.
La ricerca della regola è diventato l'obiettivo fondante di tutto il lavoro degli architetti che, nella storia, hanno cercato di superare gli antichi.
Per gli antichi l'architettura nasce dal concetto di ordine. Questo è stato il principio guida (non la norma da seguire pedissequamente) per costruire il linguaggio dell'architettura.
Gli antichi avevano inventato questo linguaggio a partire da una grammatica fatta di elementi primi (la colonna, la base, il capitello, l'architrave, il fregio, la cornice, la metopa, il triglifo, l'abaco, l'echino...) definiti in una sintassi basata sul concetto di tripartizione.
Fine. Questo era tutto il semplice apparato concettuale con cui hanno edificato ciò che noi ora ammiriamo.
I posteri, per raggiungere e superare tali risultati, si sono dovuti inventare un problema, una difficoltà da affrontare. Appunto, la ricerca della regola, che altro non era che la reinvenzione di volta in volta della sintassi con cui far parlare gli elementi primi della costruzione nell'ottica di andare oltre la bellezza già raggiunta.
Il linguaggio dell'ordine è quello scritto nei resti che si possono ammirare a Selinunte, Agrigento, Segesta. Ecco alcuni miei scatti.
Ho la Sicilia nel cuore.
Per me è una terra bellissima, suggestiva, ricca di enormi contrasti, sia paesaggistici, ma anche sociali e culturali.
Facendo una piccola puntatina il giorno della partenza a Palermo in autostrada si passa esattamente dal punto in cui mori Giovanni Falcone, nel Maggio del 1992.
Due discreti obelischi in corten ne onorano la memoria, elencando le vittime.
Penso sempre che quel luogo sia, con altri di uguale intensità come ad esempio Longarone e la diga del Vajont a cui consiglio a tutti la visita, una specie di tappa obbligata, per capire come funziona o meglio, come non funziona, il nostro perverso paese.
Un amico mi ha sempre detto che, secondo lui, l'Italia è un ottimo paese per le vacanze, e basta. In quei luoghi sembra che abbia proprio ragione. Ma in fondo in fondo, non voglio crederlo.
Non è la prima volta che passo dal luogo della strage ma tutte le volte ho lo stesso brivido.
Quando è successa la strage avevo 10 anni, ed ovviamente non capivo. Mi ricordo solo che rimanevo impressionato davanti a quelle immagini.
Rileggendo "Cose di Cosa Nostra" di Falcone ho di nuovo ammirato il coraggio, la sapenza, l'umanità di quel giudice che ha avuto il la forza di opporsi all'ordine borbonico precostituito e da tutti accettato nella terra che, secondo uno dei più azzeccati proverbi locali, "a megghiu parola è chidda ca' un si dici". Forza che è semplicemente stata un atto d'amore per la propria terra e per la propria gente sciupata, maltrattata umiliata dalla tirannia e dalla barbarie dell'ignoranza, da intendersi nel significato più generale possibile.
Visitarla, quella terra, chiarisce veramente i molti interrogativi che ci si pone davanti a simili atti.
La vacanza si è conclusa a Palermo, con questa bellissima alba, prima di rientrare verso Punta Raisi.
Rientrando verso l'aeroporto siamo passati da Isola delle Femmine, paese natale di Domenico Riso, morto nell'incidente aereo di Madrid.
A lui ed alla famiglia va il mio pensiero. Credo sia la cosa più importante.
Ma concordo sul fatto che, di nuovo, si sia dato prova di quanto il nostro sia un paese di insulsi bigotti
(www.arcigay.it/restituiamo-dignita-a-domenico-riso/ )
Ciao, Domenico.
In fine
Sono state due settimane bellissime, trascorse con gli amici di sempre, che ringrazio di nuovo, per avermi sopportato ;-) e supportato!
Ora si torna alla vita di tutti i giorni, anche se oggi non mi è mancata una bella gita al lago che ha sfumato e reso meno traumatico il passaggio alla quotidianità solita.
Grazie a tutti, Andrea, Barbara, Marco, Elena, Valentina