«Si prostituiva per curare il padre malato»
La testimonianza di Paola, trans brasiliano che lavorava insieme con Samantha. E' stata la sua denuncia a incastrare i colpevoli
MILANO - «Gli ho gridato di lasciarla andare, e quando mi sono avvicinata per aiutarla a scappare mi hanno afferrata per i capelli e picchiata. Così sono scappata perché avevo paura che se la prendessero anche con me». E' il racconto di Paola, il trans che da due mesi divideva il marciapiede di via Novara a Milano con Samantha, massacrata il 29 luglio scorso. «Dopo l’aggressione ero sconvolta e ho provato a fermare un’auto di passaggio, poi ho cercato di avvertire subito la polizia ma ero talmente sotto choc che non riuscivo nemmeno a comporre il numero di telefono sul cellulare».
LA PIU' INDIFESA - «Se la sono presa con lei perché fisicamente era la più esile tra noi trans: era la vittima più facile e probabilmente l’avevano adocchiata quando era da sola. Lei iniziava a lavorare presto, intorno a mezzanotte, mentre io iniziavo solitamente più tardi». Samantha, all'anagrafe Gustavo Rangel Brandau, era in Italia da circa tre anni e sognava in questi giorni di andare a ballare al Festival Latinoamericano. «Ma aveva bisogno di soldi, voleva tornare in Brasile. Per aiutare i genitori, che vivono a Bahia, lavorava tutte le sere e le notti.
IL PAPA' MALATO - Samantha, 30 anni compiuti il 4 febbraio scorso, viveva in un modesto appartamento di via Forze Armate che divideva con un’amica. Era in Italia da circa tre anni, ma solo da tre mesi lavorava alla fine via Novara, tra il distributore di benzina della Total e il deposito delle auto dei vigili urbani. Ricorda Paola: «Era una persona riservata e buonissima, era una brava parrucchiera e il suo sogno era poter aprire un suo negozio. Non beveva e non si drogava. Si prostituiva per pagare le cure per il padre malato, che non sapeva nulla di quello che faceva in Italia».
ALTRE SPARIZIONI - Paola spiega di aver avuto paura, da irregolare in Italia, a fare denuncia: «Ma di fronte a questa cosa non potevo stare in silenzio, non potevo fare finta di niente, la mia coscienza me lo impediva». Poi parla di un fatto inquietante: «Conoscevo altri due trans che sono spariti nel nulla, uno nel 2002 e l’altro nel 2005, sono scomparsi qui e le loro famiglie in Brasile non hanno più saputo nulla». Paola avrà da settembre un permesso di soggiorno di tre mesi per motivi di giustizia e vuole cambiare vita. «Proverò a cercarmi un lavoro». Il Brasile mi manca da morire, ma è un Paese poverissimo. Vorrei solo comprare una casa a mia madre e una bella macchina da cucire: è il mio sogno, sono brava a cucire».
06 agosto 2008
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