P1000775 a photo by IL TENNICO on Flickr.
Che giornata piovosa oggi. Piovosa, oddio, proprio bruttina.
Non conto il tempo da cui non ci scrivevo più (qui intendo) ma fa nulla. Una lunga pausa dal mio blog.
Ho comprato la sacca. Rossa. Ah sisi. A maggio corso di vela. A Caprera però stavolta. Proprio li. Una tappa del percorso che ho deciso finalmente di intraprendere. Perchè a 27 anni suonati è il caso che cerchi finalmente di capire quali sono le cose che fanno parte di me. Le cose che sono imprescindibili, che mi danno struttura, le cose che costituiscono la mia trave maestra.
A 27 anni mi sono accorto di non averla, una trave maestra. Di aver girato più o meno sempre a vuoto come una trottola, in balia del momento, della mia volontà di controllo che fintamente mi rassicurava, che fintamente mi faceva intendere di fare le cose giuste, che fintamente mi faceva intendere che quello era l'unico modi di farle, le cose giuste. Invece tutto questo è stato semplicemente un atto di guerra contro me stesso. Per anni sono stato un guerrafondaio contro me stesso. Guerra che non mi ha permesso di sfidare le mie paure, e di prenderne consapevolezza. Che non mi ha permesso di prendere consapevolezza dei miei limiti. e di sfidarli. Che non mi ha permesso di capire chi e cosa diavolo sono.
Alla fine ho vissuto di paure. Di volontà di controllo, di volontà di arginarle, più che affrontarle e comprenderle. Ho fatto i percorsi più tortuosi, pericolosi, insidiosi, per evitarle. Ho perso tempo.
E tutto quello che ho tenuto per anni fuori dalla porta è rientrato dalla finestra. Tutto tutto insieme. Che botta ragazzi. Che botta.
Sono contento di averlo capito. Meglio tardi che mai.
Ho avuto per anni l'horror vacui. La paura di me stesso. La paura di essere. Qualsiasi cosa fossi.
Ho fatto per anni le cose non per me. Perchè volevo farle, viverle, esserle. Ma solo per farle, per tenermi occupato, per dimostrare al nulla di avere un ruolo.
Perchè avevo la dannata paura che fermarmi un secondo ad assaporare il silenzio, ad assaporare me stesso fosse inutile. O meglio, non capivo proprio che fermrmi era una necessità per me, l'unico modo di crescere. Di essere e diventare adulto. Ho avuto per secoli i para occhi. L'horro vacui è stato per anni il me stesso. In pratica, non mi sono mai conosciuto. Non mi sono mai chiesto chi fossi veramente, quale fosse la mia rotta, ero su una barca giusto per starci, ma non per andare. La mia vita fino ad adesso è stata una continua deriva. Mo basta. Sono sempre stato un dannato attore non protagonista, una comparsa casuale nella vita di un individuo che non capivo essere io.
Il groppo mi ha svegliato. Mi ha fatto capire che, prima che sia troppo tardi, è ora di costruire la propria vita. Di conoscersi, di capirsi. Di essere. Qualsiasi cosa io sia.
In barca, se tutto è in ordine, non serve continuare a tenere il timone.
Io lo lascio il timone.
Io voglio essere.
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