giovedì 31 luglio 2008

Affinità

"In quante cose l'uomo ritorna sui suoi propositi, sulle sue azioni, e non dovrebbe farlo qui, dov'è in gioco tutto e non un dettaglio, dove si tratta non di questa o di quella condizione di vita, bensì della vita in tutto il suo complesso? "

Goethe

lunedì 28 luglio 2008

Il cantiere, alle otto di sera



E.E.

PS: domani fuggo prima però....

Verità Scientifica

intervista a Giulio Giorello

Che cosa si intende oggi per verità scientifica?

La risposta più naturale sarebbe quella di dire che la verità scientifica è ciò che abitualmente gli scienziati credono e accettano. Naturalmente questa risposta lascia aperto il campo a una serie di ulteriori domandeFacciamo un esempio. La comunità scientifica di un tempo, o almeno quelli che allora si chiamavano i "filosofi della natura", credeva che il vuoto non esistesse: il vuoto è il "non essere", e quindi non c'è. Per cambiare idea ci vollero degli eretici (in un qualche modo), cioè dei contestatori di quello che veniva insegnato.Noi potremmo dire che la verità scientifica è quello che viene controllato in un qualche modo dalla comunità scientifica. Non è soltanto quello che viene creduto, ma proprio quello che viene controllato con l'esperimento o con il ragionamento intellettuale.Galileo Galilei parlava di "sensate esperienze e certe dimostrazioni". Le certe dimostrazioni sono quelle della geometria e più in generale della matematica, mentre le sensate esperienze sono le esperienze dei nostri sensi, e anche quelle che facciamo in laboratorio.Forse le verità scientifiche non sono così definitive come spesso si crede. Tante volte quello che noi riteniamo una verità scientifica ben controllata è qualcosa che, con una strumentazione più raffinata, viene ridotta di portata, e diventa meno universale. Questa "verità" è sostituita da una verità un po' più profonda.Noi riteniamo che una verità scientifica non sia altro che un enunciato che in un qualche modo noi possiamo controllare e che può essere anche scartato e sostituito da un altro, che ci permette di capire meglio le esperienze che facciamo, le osservazioni che vengono registrate.In questo senso, quello che ci importa non è tanto il possesso di un qualche cosa, ma la tensione, lo sforzo che facciamo.Ciò che io ho controllato lo puoi controllare anche tu, perché - come dicevano giustamente Galileo, Cartesio, Pascal, e tutti i grandi padri fondatori della scienza moderna - qualunque persona che sia in grado di intendere e di volere, e che abbia volontà di applicarsi, è in grado di fare e controllare quell'esperienza. La scienza è pubblica e controllabile da chiunque. Se è controllabile e pubblica, è anche insegnabile.



Che rapporto c'è tra verità e realtà?

Ogni persona sarebbe portata a credere che una cosa è vera se "fotografa bene", "rispecchia bene" la realtà che ci circonda. Ma la realtà ha più d'una faccia, ha più d'un aspetto che può essere analizzato. Faccio un esempio, perché è meglio sempre che parlarsi per esempi. Tutti conoscono il modello dato da Galileo della caduta dei gravi. Tutti i corpi cadono secondo la stessa cinematica, con la stessa accelerazione. Quindi la stessa equazione descrive tanto la caduta d'una piuma quanto la caduta di una palla di cannone. Tuttavia, se guardiamo l'esperienza comune, non succede così. Perché? Perché la legge di Galileo, così come l'ho enunciata, è incompleta. Bisogna aggiungere, per esempio: "nel vuoto". E' cosa interessante che torniamo ancora al vuoto, perché questa intuizione di Galileo è stata sviluppata prima che la generazione successiva, quella dei Pascal o dei Boyle o del nostro italiano Torricelli, facessero gli esperimenti con le pompe aspiranti.Bisogna allora dire: "Attenzione, questa legge di Galileo vale soltanto, soltanto se si è tolto via il mezzo" (il mezzo sarebbe la sostanza appunto attraverso la quale la palla di cannone e la piuma cade), per esempio l'aria. "Rendere il più possibile rarefatta l'aria", diceva Galileo. Che vuol dire? Che la nostra immagine scientifica della realtà non rispecchia mai completamente la realtà, perché bisogna dimenticare qualche fattore di perturbazione: in questo caso, l'aria.Le nostre leggi, in realtà, sono molto più approssimate che esatte, perché bisogna sempre tener presente che ci sono un mucchio di fattori perturbanti. Questo vale già per una scienza come la matematica. Pensiamo a cosa succede a studiare, ad esempio, un processo del vivente, lo sviluppo di un embrione per esempio, oppure pensiamo a quella che si chiama la "dinamica di una popolazione", per esempio come si equilibrano prede e predatori in una situazione geografica. Oppure pensiamo a una situazione economica costruita dall'uomo o a una situazione sociale. Man mano che si prendono in considerazione oggetti sempre più complessi, i fattori di perturbazione diventano tantissimi. La realtà è forse infinitamente più complessa e non smette mai di sorprenderci. La gente che si esaltava con le grandi conquiste della meccanica newtoniana, aveva delle informazioni sul nostro universo molto diverse da quelle che noi abbiamo ora. Per esempio, aveva delle idee diverse sul numero dei pianeti, non riteneva che l'universo fosse grande o vecchio quanto noi oggi lo riteniamo, ecc.La natura ha continuato a sorprenderci. Questo senso di sorpresa della natura, che ci mostra come le nostre immagini siano in qualche modo anche sfocate e vadano continuamente corrette, è forse quello che rende l'impresa scientifica un'avventura, un'avventura affascinante.



Che rapporto c'è oggi giorno tra verità scientifica e verità filosofica? Ossia come si pongono gli scienziati rispetto alla filosofia?

Io credo che ormai ci sia una sostanziale differenza fra filosofia e scienza, anche se esse sono nate insieme con l'antica Grecia.La differenza è questa: molti scienziati hanno la sensazione di una crescita del loro sapere, anche drammatica, anche segnata da rivoluzioni scientifiche. Il filosofo ha piuttosto la sensazione di riproporre gli eterni interrogativi. Oggi non facciamo più un esperimento per dimostrare l'esistenza di Dio, e forse nemmeno ci lasciamo convincere da una dimostrazione dell'esistenza di Dio, anche se in passato se ne sono fatte alcune, che erano argomenti logicamente anche molto interessanti.Forse ogni scienziato ha la sua personale filosofia o forse, come
diceva Albert Einstein, lo scienziato è un opportunista, che, quando ha bisogno di una filosofia particolare, se la prende e la usa, salvo poi passare ad un'altra, a seconda di dove lo sta guidando la propria ricerca.



Lei pensa che la verità scientifica si tramuti in progresso per l'umanità?

Dipende da cosa si intende per progresso. Se per progresso s'intende la crescita della conoscenza, credo che sia indubbio che oggi ne sappiamo un po' di più dei tempi di Newton, e che Newton ne sapeva di più di Galilei. Se come progresso s'intende il successo tecnologico, anche qui credo che il mondo in cui noi viviamo stia a dimostrare che il progresso c'è stato.Il buon vecchio Bacone diceva che Aristotele è stato importante, però tre invenzioni hanno cambiato il mondo, ai suoi tempi: la bussola, la stampa e la polvere da sparo.Il mondo è cambiato in meglio, secondo le nostre speranze e i nostri auspici? Qui ritorna il problema del codice morale. Può darsi che, dal nostro punto di vista, il progresso tecnologico non sia un progresso in assoluto; può darsi che noi siamo terrorizzati dalle grandi capacità della tecnica, più che della scienza, di uccidere.Enrico Fermi diceva che, dopo tutto, la comparsa della bomba atomica e poi di ordigni sempre più potenti aveva in qualche modo frenato almeno le grandi potenze dallo scatenarsi in conflitti locali. Dipende da che cosa intendiamo noi come progresso a livello morale.



Per il benessere dell'umanità non è meglio in certi campi fermare la ricerca, la ricerca della verità scientifica? Mi riferisco, in particolare, alla genetica.

Sì, ci sono degli scienziati che la pensano così. C'è stato un genetista che ha rinunciato a lavorare nel campo della sperimentazione genetica. Anche queste sono scelte molto legate, io credo, alla coscienza individuale. Stiamo attenti che questo non diventi una filosofia di Stato, perché ci sono anche esempi di società che, per paura dell'innovazione scientifica e tecnologica, hanno fermato la ricerca e poi sono state sopraffatte.



Attualmente qual è il rapporto tra scienza e religione?

Io credo che oggi il rapporto tra scienza e religione sia un rapporto di neutralità, come diceva, tra l'altro, un filosofo scomparso di recente, Paul Feyerabend.Oggi cerchiamo di invadere il meno possibile i campi reciproci. Non è stato sempre così.Coloro che sostenevano che la terra è rotonda, che è concezione già greca per molti versi, furono osteggiati dalle autorità religiose, che invece pensavano a una terra piatta, per un lungo periodo di tempo. Poi però sono venute le navi di Colombo. Colombo era convinto di fare la volontà di Dio, e che uno dei rilievi che egli vede in uno nei suoi viaggi fosse la montagna del Purgatorio. Però queste montagne del Purgatorio son state poi sfruttate e economizzate. Quindi, in un qualche modo, si ha l'impressione che la religione si sia un po' ritirata nelle sue pretese. Noi sappiamo che il Sommo Pontefice ha chiesto "scusa" a Galileo Galilei per la condanna del 1633, quando Galilei fu condannato per aver sostenuto, in scienza, qualcosa di diverso da quello che volevano i suoi censori francescani e domenicani.Può darsi che questo divario sia destinato ad aumentare. Noi non lo sappiamo. Oppure è possibile che la scienza ritorni a riproporre proprio quei temi che possono accendere una nuova religiosità.



Si può dire che parlare di verità scientifica e di verità in genere è un parlare di convenzioni, di convenzioni che nascono da una necessità di intendersi?

Il momento delle convenzioni è importantissimo, ma non è l'unico. Prendiamo il caso appunto della matematica. Noi matematici fissiamo i postulati di partenza, di Euclide per esempio, ma poi i problemi che vengono fuori sfuggono al nostro controllo. Non è che noi siamo dei padroni assoluti.Il fatto che il quinto postulato di Euclide - quello secondo il quale per un punto, fuori da una retta data, passa una e una sola retta parallela alla retta assegnata - non sia deducibile dagli altri, è un fatto contro cui il matematico sbatte i denti, esattamente come sbatte i denti anche lo scienziato empirico quando ha un'anomalia o qualche cosa che non gli torna.Quindi noi siamo padroni delle nostre convenzioni, ma fino a un certo punto. Le convenzioni lavorano per conto loro. Anche il matematico si trova di fronte a problemi oggettivi. Non c'è solo convenzione, ma c'è anche una resistenza della materia: è questa che rende la questione così affascinante perché, se tutto fosse convenzione ed arbitrio, la scienza sarebbe solo un giochetto. Invece non è un gioco, è una sfida continua dell'intelligenza: con i numeri, con i laboratori, e qualche volta con i laboratori e con i numeri insieme.

Non si può parlare allora di una verità immortale, universale, visto che ogni epoca ha le sue scoperte?
Io penso che, proprio perché una teoria scientifica ha una "pretesa di universalità", essa potrà essere superata nel futuro. Quando Newton formula la legge della gravitazione universale, egli è convinto che valga per tutte le masse e a qualunque distanza. La meccanica newtoniana doveva valere per qualunque velocità. Poi noi abbiamo capito che, per le velocità vicine a quelle della luce, ci vuole una meccanica più sofisticata.L'aspirazione è sempre verso qualcosa di universale, anche se Newton e Einstein sono persone nate in un contesto culturale ben preciso, con un certo tipo di credenze, con un certo tipo di educazione, che senza dubbio ha influito sullo stile con cui hanno comunicato le loro scoperte. Quindi io credo che noi dobbiamo riconoscere da una parte la relatività delle teorie scientifiche, ma anche prendere sul serio la loro pretesa di universalità: altrimenti sarebbero una semplice espressione culturale. Invece la scienza vuole essere qualcosa di più, vuole essere anche il fondamento, per esempio, di una tecnologia di successo e vuole spiegare appunto come è fatto il mondo, anche in casi molto difficili.

Quali sono i presupposti necessari per trovare una verità scientifica?
Si può rispondere soltanto in questo modo: avere una società abbastanza illuminata dal finanziare molti programmi di ricerca, magari in concorrenza: lasciare che cento fiori fioriscano, e che il dibattito corra nella maniera più libera e più spregiudicata possibile.Quando dico "più libera e più spregiudicata" volevo riprendere proprio una cosa che dicevano loro prima, e cioè che c'è un momento della comunicazione scientifica, che va oltre quello che è semplicemente per "gli addetti ai lavori" e arriva a largo pubblico. Il largo pubblico recepisce certe cose, forse non certe altre. Quindi si pone un problema anche di educazione alla scienza.

Professore, il fatto che in alcuni campi esistono più verità scientifiche, a volte in contraddizione tra di loro, non può indurci a pensare che non esiste una verità assoluta, cioè una verità assoluta scientifica?

Io non riesco bene a capire che cosa s'intenda per verità assoluta.Io credo che abbiamo punti di vista sempre più sofisticati e raffinati che si confrontano. Se questi punti di vista arrivassero all'assolutezza e alla perfezione, non avremmo più la ricerca.Io credo che la verità assoluta sarebbe quieta e tranquilla come la pace dei cimiteri. Io invece ritengo che noi viviamo proprio per metterci continuamente in discussione.Quello che ci interessa non è il possesso: è la ricerca.

da
http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=51

sabato 26 luglio 2008

Solarsiedlung a Schlierberg












The house of the future is no longer utopian
it can actually be realized. It is a fixed part of the community, the city and the region, and it offers its inhabitants an integral concept for the use of regenerative energy, as well as plenty of social life together with high standards of comfortable housing. Natural resources are being taken into consideration in the Solar Community at Schlierberg as far as the overall construction concept, the choice of materials and the water and energy system are concerned. Inhabitants are encouraged to get creative by the aesthetic design, incidental costs and expenses are low, and there is an efficient system of ecological mobility by public transport, by bike or on foot. The various different aspects of the community combine to produce a sensible interaction of its manifold components.

Development Concept
With altogether 58 Plusenergiehäuser® and one living and office block, the Sonnenschiff, the Solarsiedlung am Schlierberg is reputed to be the most modern solar housing project in Europe.

At the Innovation Competition, it was given the first prize by the magazine “Immobilien Manager” (Real Estate Manager), at the Öko 2000 it was given the Timber Creative Award of BUND, the Society for Environment and Nature Protection. Furthermore, it was the head project for solar housing at the World Exhibition 2000.

The development´s structure is focused on the circuit of the sun. All the terraced houses face south, and the distance between the rows of houses is designed to guarantee insolation over the winter.

In each case, two rows of terraced houses are taken together in order to improve the development´s efficiency and to encourage communication. Thus, local roads are made broader and are connected to one row facing south and one facing north, both of which alternate with one another.

The terraced houses are two or in some cases three storeys high. The Sonnenschiff is four to five storeys high and thus screens the community from the traffic on Merzhauser Straße.

Ho riportato la presentazione, reperibile sul sito di Rolf Disch (www.rolf-disch.de), del nuovo insediamento residenziale a risparmio energetico a Schlierberg, Friburgo.
E'un ottimo riferimento della direzione verso la quale re-impostare il nostro sbagliato modo di costruire. Ed un esempio di progettazione partecipata, alla quale gli abitanti sono stati chiamati a dare un contributo progettuale importante.

La domanda è: se è possibile che esperimenti di questo livello sia possibile concretizzarli con profitto a Friburgo, nota città non tropicale, quali guadagni in termini di risparmio energetico potrebbero verificarsi da noi, col nostro clima senza dubbio più favorevole in termini di possibile sfruttamento del solare?

Certo, il tutto si scontrerebbe con le le lobby edili (produttori di laterizi, o produttori di quelle specie di cose che oggi chiamano intonaco), l'impreparazione dei progettisti (ingegneri ed architetti), e con il mercato immobiliare, storicamente poco avvezzo al nuovo.

Andrebbe infatti completamente reimpostata la prassi che nel Bel Paese sembra essere l'unica modo tramite il quale fare le cose.
Con buona pace di ciò che invece si chiama sperimentazione.

martedì 22 luglio 2008

Creatività

"Creatività significa aver portato a termine la propria nascita prima di morire"

erich fromm

lunedì 21 luglio 2008

La mia casa, ovvero cosa significa Architettura, per me

va beh, rifarsi la casa per rifarsi la casa... un classico. Il Piroscafo
L'unica cosa bella che ha fatto Aldo Rossi (no, dai, anche la caffettiera non è male...)



In effetti è strano. non ho mai pensato fino in fondo a come vorrei la mia casa. Giusto prima ci vogliono i cash, poi se ne parla.
Ma sognarla non costa quindi.

Partiamo da un assunto. Voglio una casa leggera. Leggera rispetto a come si posa a terra, ad al rapporto che ha con il cielo. Terra e cielo sono i due limiti di ogni architettura.
Mi piacerebbe che utilizzasse meno suolo possibile. Guardiamoci in faccia, le costruzioni non consumano suolo, lo utilizzano. Mi fa ridere chi dice che il costruire è antitetico rispetto alla salvaguardia dell'ambiente. Dell'ambiente non ce ne facciamo nulla se non creiamo delle situazioni mediante le quali utilizzarlo. I problemi sono due: come si creano quelle situazioni e come si utilizza ciò di cui l'architettura si serve per esistere: l'ambiente appunto. Il primo è squisitamente territorio dell'architettura. Il secondo lo è prima di tutto della politica, nel senso della gestione auspicabilmente corretta ed equa, perequativa, delle cose di tutti. Lo spazio è la prima delle cose di tutti. Non nel senso della proprietà ma nel senso di valore condiviso. Lo spreco di suolo, che pure è innegabile che ci sia, non è esito dell'incapacità dell'architettura di porre risposte ai problemi, ma di una politica che evita di guardare allo spazio come valore. Dopodichè dalla cattiva politica alla brutta architettura il passo è breve. e la situazione è sotto gli occhi di tutti.
La politica non è il mio mestiere. L'architettura si.
Il mio è il mestiere di chi partendo da una entità astratta, lo spazio, il vuoto, deve ad un certo punto raccoglierlo, chiuderlo, perimetrarlo come se fosse un liquido, per poterlo bere. Fuor di metafora bere lo spazio significa poter disporre di luoghi idonei, giusti, per fare le cose che vogliamo fare, cose che possono essere il raccogliersi in intimità, pregare, baciare, fare l'amore, passeggiare, correre, litigare, morire, nascere.
Perimetrare lo spazio significa sottrarlo al nulla per darlo a chi lo abita. L'operazione della sottrazione alla biosfera del vuoto per riempirlo di azioni, di eventi, è per me il fare architettura.
La mia casa può allora utilizzare lo spazio senza sprecarlo. Può poggiare sul suolo in modo puntiforme, ad esempio con struttura in acciaio, ed essere staccata da terra, rialzata, senza bisogno di scavo. Potrà essere realizzata a secco, senza roba in opera. Al momento della sua dismissione (gli edifici sono come lo yogurt, hanno la data di scadenza) tutto sarà più facile. basterà smontare e riusare ciò che si può (legno, acciaio, ad esempio). Sarà luminosa, e cioè correttamente collocata rispetto al sole. Sarà passiva, cioè consumerà poco, molto poco. E le tecnologie per farlo ci sono. Sarà intima. Non un capolavoro da Archistar, da Star System, ma la mia casa. Potrò camminarci scalzo, o andare in giro nudo senza sentirmi fuori luogo. Senza sentirmi l'Architetto che urla continuamente con arroganza "questa è opera mia".
Avrà un patio. Potrà essere tutta su un piano. O su due, con un soppalco. Sarà fuori bianca. O coloratissima. Non avrà siepi, perchè la foresta di Sherwood sta bene solo a Nottigham. Avrà una amaca, tesa fra due alberi, per poterla rimirare, e per poter ammirare tutto il resto.

Potremmo continuare all'infinito quasi. Non è la wish list. Sono suggestioni, tutte oggi realizzabilissime, a partire dalle quali si costruirebbe in maniera più corretta, per noi e per il territorio che la accoglierebbe senza stare li a guardarla, il più delle volte inorridito, come capita molto spesso oggi.
Sono provocazioni, anche. Per dire che l'Architettura è una risorsa per stare meglio, e per sprecare di meno.
La società si rispecchia in quello che costruisce. Forse capendolo cambieremmo un po' il modo di farlo.

Oggetti


Questa è la mia scrivania perfetta, magari i libri sarebbero in ordine così...



Una bella casa a patio con questo divano nel mezzo, tatami e bamboo....

domenica 20 luglio 2008

Prosa (frasi dalla scrivenda tesi di laurea)

Ogni tanto mi escon fuori frase particolarmente ardite e contorte.... bah....
questo testimonia quanta carica e passione sto riponendo in questa tesi.......
voglio andare in cantiereeeeee....;-)

"Il significato fisico degli elementi che compongono la matrice di rigidezza risiede nell’approccio meccanico sotteso al metodo degli spostamenti. Imprimendo infatti spostamenti unitari ai gradi di libertà nodali si ha come conseguenza la nascita di azioni interne nelle aste conseguenti alle elongazioni subite. Dette azioni interne non sono equilibrate nei nodi.

Affinché sia verificato l’equilibrio nodale devono nascere delle forze equivalenti alle azioni non bilanciate agli estremi delle aste. Dette forze sono i coefficienti della matrice di rigidezza."

giusto...

"Le tensostrutture sono la pura espressione dell’inseparabilità di forma architettonica e comportamento strutturale. In esse la forma è un aspetto critico della loro efficienza globale.

Ciò determina un chiaro principio generatore della forma ed una chiara espressone del suo significato, che non può soggiacere esclusivamente al libero arbitrio."

senti questa poi..... sembra quasi un principio morale che vale per la vita....


"Poiché la K globale in riferimento alla struttura svincolata è una matrice 2n*2n se l’analisi è condotta nel bidimensionale, 3n*3n se condotta nel tridimensionale il posizionamento delle sottomatrici delle singole aste in quella globale avviene in corrispondenza alle posizioni dei due nodi di estremo nella numerazione globale, sommando poi i contributi inseriti(operazione necessaria se più aste convergono in un medesimo nodo)."

(ah ecco... ora è chiaro anche a me....)


"Qualitativamente è possibile percorrere tutta la curva che descrive il comportamento meccanico di questa struttura ipotizzando che essa sia soggetta ad una prova in controllo di spostamento. In questa situazione ad ogni spostamento imposto corrisponde un carico esterno che conferisce equilibrio alle forze interne nate come conseguenza dello spostamento indotto."


bene

"Nelle analisi lineari che vengono condotte sulle strutture per stabilire il regime statico e deformativo sotto carico il comportamento meccanico del materiale è assunto perfettamente elastico, tale che segue la ben nota Legge di Hooke e l’equilibrio è imposto con riferimento alla configurazione indeformata.

Si opera quindi nel campo dei piccoli spostamenti, essi sono supposti talmente piccoli che, anche a valle della loro determinazione essi sono completamente ininfluenti su come la struttura trova il suo equilibrio e quindi completamente trascurabili ai fini della determinazione della configurazione di base per l’analisi."

questa è quasi chiara....


"Riferendoci inoltre alle costruzioni reali, in molti esempi costruiti, soprattutto di grandi dimensioni, il layer strutturale principale è quello costituito da funi, che poi porta a sua volta un layer secondario costituito da una membrana. Ciò perché la sollecitazione meccanica ammissibile dal continuo tessile è inferiore a quella sopportabile da un trefolo d’acciaio e quando le luci in gioco sono ingenti, le sollecitazioni sono tali da non poter essere assimilate dalla sola membrana. Quindi è evidente l’importanza del sapere operare a livello progettuale con le strutture di funi."

chiaro come il Vangelo architetto........


"- leggerezza: sono strutture per le quali il peso proprio (tipicamente 0.7-1.4 Kg/mP2P), nei confronti degli altri carichi è estremamente contenuto e, talora, del tutto trascurabile ai fini del progetto, poiché gli elementi che le costituiscono possono essere snelli quanto permette la resistenza del materiale con cui sono realizzati; conseguentemente il loro peso è una modesta percentuale del carico globale a cui sono soggette;

- efficienza: poiché sono soggetti solo ad azione assiale di trazione, gli elementi che costituiscono le strutture tensili possono utilizzare, a meno dei coefficienti di sicurezza, tutta la resistenza disponibile. Si sfrutta quindi in maniera meccanicamente efficiente il materiale poiché vengono eliminati i problemi di instabilità. Inoltre l’impegno della sezione è uniforme, proprio perché la sollecitazione meccanica è di sola azione assiale."

ah ecco......


Lentamente Muore


Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

P. Neruda

Alcuni miei scatti


ustica


stuttgart


stuttgart


stuttgart


stuttgart


stuttgart


amsterdam


paris

Foto del giorno 2



E. E.

sempre nel giardino di casa

Foto del giorno 1



E.E.

nel cortile di casa mia

sabato 19 luglio 2008

Arnaldo Pomodoro



Credo che non ci sia artista nelle opere del quale, in questo periodo della mia vita, mi possa così perfettamente riconoscere come quelle di Arnaldo Pomodoro.
Milano ha un piccolo gioiellino che è la sua Fondazione, la fondazione Arnaldo Pomodoro appunto.
Ci sono stato di recente. L'architettura è bellissima, daltra parte firmata da quel piccolo genio del Pier Luigi Cerri. Lo spazio bianco, l'acciaio zincato verniciato grigio chiaro fanno da contenitore ideale di quei piccoli mondi in movimento delle sue opere.

Ciò che mi piace dell'arte contemporanea è che, anche se non si parla di installazioni, in molte cose si può quasi entrare, si possono prendere in mano, e muovere. Proprio come le sue.

Anche se non si è studiato a fondo, non credo sia complicato da capire che i suoi lavori rappresentano il tentativo di materializzare sul metallo perfetto ciò che in realtà intimamente già contiene e che è milioni di volte più bello, complesso, intrigante del suo semplice involucro.
In fondo, è uno scoprire quello che in realtà è li, già scritto, ma contenuto in altre forme.
E' il "fare per via di levare".

Una metafora di ognuno di noi, per ognuno di noi, per evitare di fermarci alla scorza di bronzo liscia.

Una volta tanto bisogna andare a fondo, nelle cose.
Lo dico per me, andare a fondo in se stessi.

venerdì 18 luglio 2008

La bellezza del Lago


E.E.

sorico

40.7 - J 80



che figata ragazzi.
Un First 40.7

Mi stava giusto venendo in mente di fare due conti su quanto debba lavorare ancora per potermelo comperare..... ma la voglia mi è improvvisamente passata.

Sicuramente non un carrozzone formato famiglia con albero, come il nostro Sun Odissey, anzi.
Questa foto, recuperata dal web, lo raffigura in una bolina da manuale, vele cazzate a segno, pesi sopravvento, boma a centro barca.

questo per quanto riguarda le barche da crociera.


Guardate questa:



è un J80, semicabinato da regata.
qui c'è da divertirsi.

Anche per questa mi rifiuto di contare gli euro da mettere da parte per comperarla......

mercoledì 16 luglio 2008

Torre delle Arti



Da ottobre probabilmente seguiremo la cantierizzazione e la realizzazione della Torre delle Arti.

Personalmente lo trovo un bel progetto. Ed anche sufficientemente incasinato da divertirsi e farsi quattro grasse risate ad ogni getto dei solai...

Gli Archea sono uno studio di gente in gamba. Forse Milano comincia ad uscire dal "tunnel oscuro" delle cose fatte alla Gregotti.........




martedì 15 luglio 2008

A proposito di "ex ponti"






de Architekten Cie
Cafè open, Amsterdam

lunedì 14 luglio 2008

Casa al mare




Avevo promesso un progetto ma, per iniziare, raccolgo suggestioni.
Queste corrispondono abbastanza bene alla mia idea di casa al mare.

Sono di Glenn Murcutt, geniale architetto australiano.
Ovviamente improponibili qua da noi, ma va bene lo stesso;-)


Bici

Non uso spesso la bicicletta, anzi. L'ultima voltà sarà stato a marzo, aprile o giù di li.

Questa sera però proprio non poteva essere sprecata a casa, o in qualche locale. Una sera ventosa, limpida come solo quei 7-8 nodi di vento riescono a dipingere. Così me ne sono andato a zonzo, per i paesi qua intorno. Col vento fra i capelli e le gambe che pompano il rapporto più duro. Col vento che riesce non farti pensare a nulla. Piccoli o grandi che siano appaiono lontani dalla percezione dei sensi. i pensieri dico.
Ritornando a casa, verso le dieci e mezza, becco la strada fra Perticato e Mariano. Insolitamente non illuminata. Parlava sola la luce giallo ambra, intermittente e ridicola della mia bici.
Un crepuscolo mozzafiato, verso ovest, faceva intravvedere la sagoma delle montagne ritagliata in un azzurro meraviglioso.

Vedere le cose a luci spente ogni tanto serve.

sabato 12 luglio 2008

Schiene




Ah ecco perchè mi piace la vela...
La prossima volta giù le magliette


PS: settimana prossima torno da Slam

giovedì 10 luglio 2008

Sopra i 90 all'ora



Penso a quello che scriverò dopo, una volta a casa, intanto che sono ancora sulla mia momodesign tornando dall'ufficio.
Me lo sto proprio godendo questo "viaggio", come non mi capitava da tempo. Oggi non sono particolarmente stanco, anzi, e non ho fretta di rientrare perchè non me ne sono andato alle sette e mezza come ormai abitudine.
Così la strada mi inghiotte con tranquillità, ed io mi godo ciò che vedo dal parabrezza in questa giornata d'estate meravigliosa, oggettivamente sprecata davanti ai computers ed ai plotters dell'UT.

La momo procede precisa, il ronzio silente del multijet fa da sfondo al cd2 del greatest hits dei Queen che metto ad alto volume. Ascolto "Show must go on", quella voce fantastica di Freddie che tutte le volte mi provoca quel bellissimo e pericoloso brivido su per la schiena.
E penso che è bastato ricevere un tuo corto, enigmatico messaggio in risposta alla mitragliata di sms di che ti ho inviato ieri in una delle mie peggiori notti insonni per ritirarmi un po su.
Su da quel turbinio di pensieri che mi ha reso definitivamente consapevole di quanto male ti ho fatto, andandoti così, senza peraltro che lo volessi.
Turbinio di pensieri che mi ha giustamente restituito con gli interessi quello stato di blocco totale che ti pervade quando capisci che su quella persona ora non potrai più fare affidamento anche solo per una carezza, un abbraccio. un sussurro. Ed ignori il motivo, di tutto ciò.

Il solo risentirti anche se per poche enigmatiche righe ha ristabilito un minimo di equilibrio in me. Il senso di colpa è alle stelle, ma è ovvio, e me lo merito tutto.
Anche questa volta hai avuto parole per me, dopo quel cazzo di casino che ti ho combinato.
Non lo so se sia un possibile re-inizio. Oppure l'inizio della fine definitiva di quello che c'è stato fra noi. Ed il non saperlo mi spaventa. Ma risentirti è stato come averti riabbracciato. Punto.

Penso come sia strano pensare a questo ascoltando "Show must go on".
No, non sempre lo spettacolo deve andare avanti. Per riparare o almeno tentare di riparare agli sbagli bisogna avere il coraggio di guardare e guardarsi indietro. Penso.



Mentre rifletto su tutto questo guardo il tachimetro. Sopra i 90 all'ora.
E sono quasi a casa.

Si, me lo sono proprio goduto, questo viaggio.


martedì 8 luglio 2008

freccia di carta (mica tanto di carta)



visto che ultimamente la curva della mia vita affettiva ha un tratto con derivata prima nulla (!) rifugiamoci nel compiacimento delle proprie realizzazioni personali:-(

questo è il mio primo cantiere. cioè il primo al quale lavoro di dimensioni così enormi.
Quando si fa il giro per controllare lo stato avanzamento lavori è bello vedere costruito ciò che fino a poco prima era stato solo nella tua testa. è difficile descriverlo ma la soddisfazione è davvero grande.
Quando ti spacchi la testa su dettagli che sembrano a catena non funzionare mai, quando nulla quadra con nulla e sei sul punto di gettare la spugna e poi tutto (o quasi) fila via liscio beh... quantomeno hai l'impressione che qualcosa di utile in questo mondo complicato sei anche tu in grado di fare.

architettura della leggerezza


















Zweiter Traversiner Steg, Viamala















Pùnt da Suransuns
















queste sono due passerelle pedonali. collocazione? Svizzera.
Il progettista è Jurg Conzett,collaboratore per anni di Peter Zumthor (quello delle terme di Vaals, tanto per capirci).
Traducono nella forma e nella materia quello ciò che per me significa leggerezza, "assenza di gravità", esprimono un modo di ragionare sulla forma che non si abbandona al precostituito, all'ovvio, ma che si butta nella sperimentazione delle cose, che si mette in gioco. E tutto questo con disarmante semplicità.
Sono due strutture in tensione.
La prima riflette il principio della trave Jawerth, uno schema labile che grazie alla pretensione innescata acquisisce portanza ed equilibrio statico.
La seconda è un impalcato in pietra post tesa da funi. 20 cm di spessore su non so quanti metri di luce. Fantastico.
due segni, di intelligenza non comune, in punta di matita, in due contesti incantevoli. Quasi, per me, perfezione progettuale

lunedì 7 luglio 2008

SOS

dall'UT cantiere nuovo ospedale di como S.O.S....
Diluvio universale... il cantiere galleggia... io sono fradicio e piove pure in ufficio...

Adoro questo mestiere...

domenica 6 luglio 2008

L'ambasciata d'Italia a Brasilia

Credo che non si sia proprio consapevoli di quanto il genio dei nostri maestri abbia prodotto nel recente passato.
Di alcuni di essi oltretutto ufficialmente non si dice più nulla, nonostante i risultati raggiunti, ciò che ci hanno insegnato, scritto, e ciò che hanno costruito. E questo soprattutto nelle facoltà di architettura, laddove si rimpinguano gli studenti delle follie di Aldo Rossi, Giorgio Grassi e company (la "gloriosa" scuola italiana, ormai morta e sepolta) invece di aprire loro gli occhi sull'universo di cose che sono accadute e che accadono, in ambito progettuale.

Pierluigi Nervi è tabù. Nessuno verrà mai a spiegarti che cosa ha fatto od ha detto. Se uno vuole deve scoprirlo da solo. Ebbene, un recente bel libro ha proposto un edificio di Nervi sconosciuto ai più. Io lo trovo eccezionale. Dal punto di vista della forma, della struttura e della materia.

è L'ambasciata d'Italia a Brasilia.
Quando si dice il "genio italico"

autocad

giornata non eccezionale fuori. ma comunque degna di essere trascorsa all'aperto: bici, lago o cose del genere.
prima tirava un vento che faceva venir voglia di prendere la macchina diretto dritto dritto a sorico, per uscire in barca a vela. ma impegni curricolari mi costringono alla scrivania.

nel dettaglio AUTOCAD. AUTOCAZ

che due palle...

esito serata

a momenti ci voleva un foglio excel per mettere d'accordo tutti... e non ci si è riusciti comunque!
il risultato osceno è stato il seguente: il gruppo si è scisso in piu' porzioni, la prima e piu' nutrita schiera di elementi è andata a milano, la seconda e meno nutrita schiera di elementi è andata in birreria qua in zona, l'ultimo elemento (donna) è uscita con un suo vecchio pretendente tornato alla carica, il quale ha ricevuto un sonoro 2 di picche...

io facevo parte del gruppo birraio, con gli amici storici che non vedevo da un po'. alla fine bella serata comunque, con discorsi moderatamente elevati (ma moderatamente però)

settimana prossima speriamo di fare di meglio

sabato 5 luglio 2008

vacanze

scapperei or ora.

manca poco più di un mesetto alle mie agognate vacanze, ma vorrei che la partenza fosse domani

Ho bisogno di cambiare luoghi, aria, persone.
Soprattutto rivedere la Sicilia, che adoro.

Nuotare nelle acque limpide, passeggiare fra le tonnare, lontano anni luce dalle vacanze "all inclusive", ri-passeggiare e ri- fotografare le città capolavoro del barocco siciliano, gustare le granite, vedere gli agrumeti, i mandorli, mangiare gli arancini (queli veri), svegliarmi al mattino con il mare, solo il mare davanti, ed un profumo diverso, il profumo blu di quei luoghi: un profumo costante.

Eh si sa mai di trovare anche la compagnia giusta, la persona giusta. ok, forse chiedo troppo...

serata fuori

non è ancora terminato il cantiere di questo squarcio di web space che mi sono ricavato ma, insomma, cominciamo ad usarlo....

ovvio che veniva fuorni un bel casino... per accontentare tutti va a finire sempre così, sono proprio tagliato per ste cose...
gli amici di milano che chiamano per un bel sabato sera in qualche locale zona sempione, gli amici di qua che sono incasinati causa sessione d'esami universitari e non si capisce bene se sprecheranno questa calda serata estiva su libri di misure elettriche 2 o di chimica del restauro o se manderanno tutto al diavolo per divertirsi (almeno un po), gli altri due amici che non sento da due settimane e che chiamano anche loro ma che non vogliono andare a mi... ed io in mezzo, ovviamente....

adesso ho messo tutto nelle mani di marco, e vediamo che ne esce fuori...

In effetti, mi rendo perfettamente conto, fossero questi i problemi!
anche voi avete ragione

under construction

lavori in corso...